Inchiostro di China: la guida completa
Inchiostro di china: la guida completa
L'inchiostro di china, detto anche inchiostro cinese o semplicemente china, è un inchiostro nero utilizzato per la scrittura, il disegno e la pittura
L'inchiostro di china, detto anche inchiostro cinese o semplicemente china, è un inchiostro nero utilizzato per la scrittura, il disegno e la pittura: strumenti dedicati alla creazione di tracce e segni che hanno reso possibile la comunicazione tra gli esseri umani, la trasmissione della cultura tra generazioni e la diffusione delle conoscenze in tutto il mondo.
Ritenuto proveniente dall'Oriente, Cina o India, associa un pigmento nero di carbone e un legante acquoso.
È indelebile e dopo l'asciugatura, ha un aspetto brillante.
La sua composizione varia: possiamo trovarlo comunemente in forma liquida, oppure in bastoncini solidi, denominati Sumi.
Il termine Indian Ink designa correntemente una varietà enorme di preparazioni liquide, che vengono utilizzate in particolare nel fumetto per l'inchiostratura dei disegni dopo la fase di bozzetto a matita e a volte nel disegno tecnico; l’inchiostro in forma solida viene invece utilizzato in calligrafia e in pittura.
Il pigmento dell'inchiostro di china è il nerofumo: leggermente bruno, cosa che si nota soprattutto in forti diluizioni, viene spesso modificato con dei coloranti per modificarne la sfumatura e renderlo più intenso.
Le varietà indiane possono contenere degli ossidi metallici, quelle fabbricate in Egitto del carbone di legna e nelle produzioni europee vengono aggiunti generalmente dei pigmenti di nero di carbonio.
Pur essendo un prodotto che si trova oggi molto comunemente, la sua storia è antica ed affascinante con incredibili evoluzioni.
Composizione e caratteristiche dell’inchiostro di china
Non esiste un «inchiostro di china» unico e di formula fissa, e non tutti gli inchiostri neri sono «di china», tanto che la loro composizione non è quasi mai indicata sugli imballaggi.
Per i paesi anglosassoni l'inchiostro di china è l'«inchiostro indiano»: India Ink, mentre in olandese è denominato «inchiostro indiano orientale»: Oost-Indische Inkt.
Non si conoscono con una grande precisione le date di apparizione dei vari tipi d'inchiostro, ma si possono ammirare sulle meravigliose opere su pergamena delle antiche dinastie cinesi, ancora visibili ai giorni nostri per le caratteristiche di resistenza alla luce e permanenza.
A seconda della forma, solida o liquida, la composizione può variare, e sicuramente lo ha fatto nei secoli.
Il Bastone di Inchiostro, o Inchiostro solido Sumi.
A differenza di altri inchiostri, l'inchiostro di china tradizionale era stato creato per essere conservato in forma solida come un piccolo blocco, che sarebbe poi stato liquefatto solo quando necessario.
Questi bastoncini erano fatti con diversi tipi di fuliggine mescolata con la colla ed erano decorati con una varietà di frasi e motivi. Alcuni erano vere e proprie opere d'arte in miniatura; decorati con personaggi o figure di vari colori tra cui il rosso, colore della fortuna in Cina, o in verde e dorato.
Trasformare il piccolo blocco d'inchiostro in inchiostro liquido implicava lo sfregamento del bastoncino contro una pietra piana e scavata, che fungeva da mortaio; la polvere che se ne ricavava veniva poi mischiata all’acqua per creare un fluido da poter utilizzare a pennello.
Il legante originale dell'inchiostro di china sotto forma di bastone è una colla di proteina animale: mescolata a pigmenti minerali macinati finemente e fuliggini, crea un nero profondo coprente.
A partire dal XVII secolo, la presenza di gommalacca miscelata con una soluzione ammoniacale dà all'inchiostro un aspetto brillante e una consistenza dura e resistente dopo l’asciugatura che permette, su certi supporti, la grattatura. L'inchiostro di china in uno strato spesso può screpolarsi e creare delle scaglie che possono staccarsi dal supporto, soprattutto su basi non assorbenti.
Con altri leganti, o in caso di una estrema diluizione, l'inchiostro si può diluire ancora nell'acqua dopo l'asciugatura.
Al legante vengono aggiunti dei succhi vegetali che hanno un'azione “mordente” sulla base e rendono l'inchiostro indelebile. Altri tipi di additivi, come il fiele di bue, rendono l'inchiostro, una volta mescolato all'acqua, più o meno liquido, o più vischioso, attenuando nello stesso tempo il suo caratteristico odore.
I leganti di inchiostri di altre provenienze possono contenere dei succhi e della gomma arabica di origine vegetale.
Gli ingredienti vengono mescolati insieme in proporzioni precise fino a ottenere un impasto liscio e uniforme. L'impasto viene poi tagliato, pressato in uno stampo e fatto asciugare lentamente. I bastoncini d'inchiostro di cattiva fattura si rompono o si screpolano a causa di un impasto inadeguato, del rapporto fuliggine/colla impreciso o dell'asciugatura irregolare.
L'inchiostro in bastoni migliora nel corso del tempo, si stabilizza e prende tonalità più intense. I bastoni conservati dopo molti anni godono di una grande reputazione soprattutto nel collezionismo calligrafico.
La preparazione dell'inchiostro, che precede l'esecuzione di una calligrafia o di una pittura in questo stile, può essere variata in percentuali di aggiunta d’acqua e determina l'intensità dei toni di nero, permettendo di ottenere dei contrasti all’interno della monocromia.
Questa tecnica viene utilizzata in particolare nella pittura di paesaggi e nel Sumi-E.
In Giappone, ove appunto l'inchiostro in bastoni si chiama sumi , ha avuto origine la corrente di pittura SUMI-E, in cui ideogrammi e immagini sfumate si mescolano in armoniche composizioni naturalistiche create applicando tecniche di meditazione zen e seguendo le regole dei 4 Signori.
Nonostante quello che possa suggerire il loro nome, i Quattro Signori non sono nobili alla corte di un imperatore, ma pennellate associate a quattro piante specifiche: le orchidee rappresentano la primavera, il bambù l'estate, i crisantemi l'autunno e i fiori di prugna l'inverno.
L'inchiostro di china giapponese ha una composizione leggermente diversa: confezionato a partire dalla fuliggine di pino miscelata con olio vegetale e colla animale, è più duro e meno condensato della maggior parte delle fabbricazioni cinesi. Per queste differenze resiste maggiormente alle forti diluizioni ed è più adatto alle stesure a pennello e alle linee allungate.
Gli Inchiostri di china liquidi
Gli inchiostri al nero di carbone sono anche denominati PBk7. La forma, che deve rimanere liquida e non addensarsi nel tempo, impone degli additivi emulsionanti e dei conservanti diversi dalla forma in bastoni.
Spesso oggi i produttori propongono un liquido adattato agli strumenti con cui utilizzare gli inchiostri di china:
le penne stilografiche, in particolare quelle con punta tubolare, o le penne con punta a pennello in nylon, si rovinano più facilmente dei pennelli ed un inchiostro indelebile renderebbe la pulizia dello strumento molto più difficile.
Questi strumenti impiegano in genere inchiostri con una formula adattata, spesso confezionato in cartucce, e potrebbero non essere del tutto indelebili.
Gli strumenti utilizzabili in modo più creativo come i pennini da scrittura, da disegno o i generosi pennelli assorbenti dovranno essere puliti molto frequentemente ma possono essere utilizzati con inchiostri di china permanenti.
L'inchiostro ferrogallico, una particolare variante, non ha questo inconveniente, e ha dominato l'uso in Occidente dal Medioevo a fine XVIII secolo.
Il nome deriva dagli ingredienti alla base della sua preparazione, ovvero le galle – tipiche escrescenze che contengono tannini presenti sulla corteccia degli alberi – miscelati a solfato ferroso e gomma arabica, usata come addensante. Questo inchiostro è noto per penetrare in profondità nella pergamena, diventando praticamente indelebile una volta seccatosi all’aria aperta.
Leggermente corrosivo per l’aggiunta di solfati, l’inchiostro ferrogallico venne quasi abbandonato con l’utilizzo dei caratteri mobili nella stampa e ripreso ai giorni nostri per meravigliose opere di calligrafia.
Gli strumenti per l’utilizzo di questo tipo di inchiostro dovranno essere ripuliti molto frequentemente per evitare corrosioni.
L’ inchiostro «di China» offre ancora il vantaggio di non essere corrosivo e l'invenzione dei pigmenti sintetici alla fine del XIX secolo ha moltiplicato le opzioni, e creato qualche confusione nelle denominazioni commerciali degli inchiostri pronti all'impiego.
Spesso oggi gli inchiostri neri liquidi venduti sotto il nome di inchiostro di china possono avere composizioni molto diverse tra loro: i pigmenti possono essere sintetici creati con nero di anilina o naftolo.
Dei fabbricanti utilizzano neri di carbone industriali, le cui caratteristiche sono meglio controllate di quelle dei nerofumo prodotti artigianalmente, ma sicuramente meno pregiate.
Storia dell’Inchiostro di China
Se l'inchiostro di china è quasi sicuramente originario della Cina, è esistita una varietà infinita di «inchiostri di china» diversi secondo i luoghi e le epoche.
Se l'inchiostro di china (cinese e giapponese: 墨, pinyin: mò; coreano: 먹, mŏk) è quasi sicuramente originario della Cina, e benché il suo principio di fabbricazione sia quasi stabile, è esistita una varietà infinita di «inchiostri di china» diversi secondo i luoghi e le epoche.
Secondo taluni, questo tipo d'inchiostro sarebbe apparso in India prima di essere stato ripreso dai Cinesi.
Ci sono varie teorie sulla sua origine, ma esisteva già negli anni prima di Cristo: tracce di inchiostro rosso sono state trovate nell'antica scrittura sulle ossa sviluppata durante la dinastia Shang e tutta l’attrezzatura di pennelli, bastoni e inchiostro sono stati trovati in una antica tomba di Tai che risale al 211 a.C.
Si usavano polvere di carbone e grafite in polvere disciolti in acqua e vernice, e al tempo dei Tre Regni cominciò ad essere inchiostro piatto indurito con della colla. Durante la dinastia Song iniziò a essere prodotto l'inchiostro da fuliggine.
Gli inchiostri minerali, a base di materiali come la grafite, erano macinati con acqua e applicati con pennelli. Le origini minerali si denotano anche dal nome: "L'inchiostro, la cui componente semantica è 'terra' e nero". (墨,從土,黑也), indicando che la parola "inchiostro" (墨) è composta dai pittogrammi "nero" (黑) e "terreno" (土), per via delle origini terrene del minerale scuro utilizzato nella produzione.
Il bastone d'inchiostro è uno dei quattro tesori del letterato (con il pennello, la carta di riso e la pietra da inchiostro), utensili tradizionali della calligrafia e della pittura cinese, coreana e giapponese.
I Cinesi utilizzavano l'inchiostro anche per le sue virtù medicinali: esso alleviava il dolore delle scottature.
Inoltre veniva utilizzato puro nei tatuaggi, che, ritenuti una punizione per i carcerati nell’antica Cina, rimanevano indelebili nel derma marchiando a vita chi aveva commesso reati.
In Europa l’utilizzo dell’inchiostro ebbe un grande impulso nel Medioevo, con la produzione di documenti, codici miniati e mappe geografiche. È stato scoperto attraverso scambi di merce con l’Oriente: i monaci Amanuensi e tutta l’attività calligrafica dei monasteri hanno sicuramente contribuito al far sì che aziende nascenti cominciassero a produrli anche in Europa.
L'inchiostro detto di china è fabbricato in Europa da moltissimo tempo: Léonor Mérimée l'ha studiato e ne dà la ricetta nel 1830 con una precisione scientifica. Secondo la sua analisi, l'inchiostro di china diventa indelebile grazie ai succhi vegetali che penetrano la carta e fissano su di essa la colla che imprigiona i pigmenti.
Il Manuale Roret, del 1856, completamente dedicato agli inchiostri, indica diciassette procedimenti artigianali di fabbricazione che variano per legante, (gomma arabica o gelatina), e per pigmento; pur ammettendo che i disegnatori preferiscono l'inchiostro fabbricato in Cina o che segue le ricette cinesi. Prima della fine del secolo, parecchi fabbricanti ne producono industrialmente.
A scuola, «per i lavori di disegno lineare e di sfumato a inchiostro, si impiega un inchiostro conosciuto sotto il nome di inchiostro di china, benché esso non ci venga dal Celeste Impero».
È con gli Impressionisti che l’inchiostro di china viene utilizzato in Europa per usi più artistici e pittorici: Monet lo utilizza per fissare su carta le immagini del quotidiano e Toulouse Lautrec lo inserisce nei sui meravigliosi cartelloni grafici realizzati a mano.
È soprattutto a partire dalla messa a punto del disegno tecnico da una parte e della fotolitografia e della fotoincisione dall'altra, che l'inchiostro detto «di china» si diffonde su larga scala in Occidente.
Questi procedimenti grafici necessitano un disegno eseguito prima su carta da ricalco, a tratto nero e senza sfumature, in presenza delle quali occorre effettuare una tramatura, perdendo precisione nella riproduzione. Siccome l'inchiostro ferrogallico manca di opacità, si usa l'inchiostro al carbone.
Si chiamano così inchiostri «di china» quelli neri, destinati al disegno, pressappoco indelebili una volta asciutti, ma che si possono correggere mediante raschiatura. Questi disegni tecnici erano spesso prima abbozzati a matita e poi tracciati definitivamente con inchiostro, usando un tiralinee per tracciare linee di spessore uniforme e calibrato. Nell'ultima parte del XX secolo presero a diffondersi le penne tubolari che usavano un inchiostro nero specifico, che pure ha preso il nome di inchiostro di china.
La vignetta del giornale si eseguiva spesso, all'inizio del XX secolo, nelle stesse condizioni, ma si realizzava, sul bozzetto a matita, con una penna da disegno, che permetteva un tratto più morbido. Il procedimento a inchiostro di china su ricalco ha il vantaggio di dare un contorno molto netto e si riproduce efficacemente per contatto, se non si desiderano ingrandimenti o riduzioni.
Nel fumetto, gli artisti procedevano in due tappe. Disegnavano uno schizzo con un portamine o con una matita, poi procedevano all'inchiostratura a china, sia a penna, sia a pennello. Il fumetto era poi passato a colori, in generale con un numero ridotto di sfumature. Ad oggi il procedimento dell’inchiostratura di fumetti e dei più moderni Manga è comunque la stessa.
Intorno alla metà del XIX secolo si passò alla produzione dell’inchiostro di alizarina e successivamente furono introdotti gli inchiostri a base di tintura di catrame, ma queste innovazioni hanno solamente anticipato gli ulteriori sviluppi negli anni avvenire che portano all’impiego di inchiostri altamente sofisticati ai giorni nostri.
Illustrazione e grafica, pittura e disegno, calligrafia, definizione del fumetto e del manga: sono molteplici e variegati gli usi dell’inchiostro di china ai nostri giorni.
Gli strumenti per utilizzare l’inchiostro di china
Presupponendo che l’interesse per l’inchiostro di china sia più per scopi artistici che commerciali vediamo le specifiche di vari tipi di bastoncini di inchiostro ed il loro utilizzo.
Ne esistono molti tipi: un artista o un calligrafo può utilizzare un inchiostro specifico per uno scopo specifico e per creare effetti speciali.
L'inchiostro di fuliggine di olio viene prodotto utilizzando la fuliggine di olio di tung bruciato o vari altri oli. C'è più colla in questo tipo di inchiostro rispetto agli altri tipi, e per questa caratteristica non si diffonde più di tanto sul supporto.
Dà un caldo colore nero ed è utile come inchiostro per pittura e calligrafia di uso generale.
Utilizzabile sia con il pennino che con i pennelli: in pelo naturale ideali sono quelli in martora della serie 105, serie 106 e serie 107 Masterpiece di Borciani e Bonazzi. Se la scelta ricade su filati sintetici, ideale è la serie 620 Il Perfetto, in Martora Kolinsky Sintetica®.
L'inchiostro di fuliggine di pino è ottenuto dalla fuliggine del legno di pino. Ha meno colla e quindi si diffonde più dell'inchiostro di fuliggine di olio, ma non con alte diluizioni.
Dà un colore nero-bluastro ed è utilizzato per la calligrafia e la pittura gongbi.
Per la calligrafia potremo utilizzare la serie Top Graphic in sintetico Prugna per definizioni più nette, la serie 800 e serie 801 Unico Mangusta per tratti più leggeri e fluidi.
La pittura Gongbi è una tecnica pittorica realistica di origine cinese caratterizzata da una grande accuratezza di particolari; si pratica specificamente sulla carta di riso incollata quando si abbozza il progetto e la disposizione del disegno.
Si usa la matita prima di incominciare il secondo schizzo con i pennelli appuntiti: la variazione e il dettaglio nelle pennellate sono importanti specialmente quando si mette ogni strato di inchiostro l'uno in cima all'altro.
I pennelli sono di alta definizione nei contorni ed in genere sono 4: ideale la serie 1, 2, 3 e 4 in sintetico prugna di Borciani e Bonazzi per la definizione dei tratti principali. Mentre per la colorazione possiamo utilizzare pennelli in filati più morbidi e assorbenti come quelli di Unico Infinito Mini serie 855 e Liner 856 per creare piccoli riempimenti e linee lunghe e sinuose.
L'inchiostro di fuliggine della lacca è costituito dalla fuliggine della vernice grezza essiccata. Ha un aspetto brillante ed è più adatto per la pittura: il risultato sarà eccezionale utilizzando pennelli dal filato elastico, morbido e mediamente assorbente come la serie Unico fiammato 820 e serie 821 di Borciani e Bonazzi.
L'inchiostro a carboncino è realizzato con normale carboncino di legno. Ha la minor quantità di colla e quindi si stende sulla carta più di altri inchiostri. Può essere diluito con molta acqua e utilizzato principalmente per la pittura e la calligrafia freestyle.
L’intensità del colore varia con la diluizione.
Il pennello ideale per questo tipo di inchiostro di china è Unico Infinito 850, in filato HIDRO®, estremamente assorbente e generoso.
L'inchiostro bluastro è olio o fuliggine di pino che è stato mescolato con altri ingredienti. Utilizzato principalmente per la calligrafia, si presta molto bene anche all’inchiostratura di soggetti manga o fumetti. La serie 107 e serie 107/S Masterpiece, con la punta sottile acuminata e l’ampio serbatoio sono ideali per tratti spessi e sottili.
L'inchiostro colorato è un inchiostro di fuliggine a olio miscelato con pigmenti per creare un colore solido. Il più popolare è l'inchiostro di cinabro, che secondo quanto riferito è stato utilizzato dagli imperatori cinesi per far realizzare i documenti di Stato. Oggi utilizzati da artisti calligrafi sia a pennino che pennello per creare meravigliose opere.
Un artista sicuramente selezionerà il miglior tipo di inchiostro adatto alle proprie esigenze a seconda della disciplina, del tipo di carta e dell’opera che vuole realizzare e sceglierà lo strumento più adatto.
La pulizia dei pennelli e degli strumenti utilizzati con gli inchiostri di china è fondamentale per la buona tenuta degli stessi: il sapone vegetale Borciani e Bonazzi pulisce ed idrata peli naturali e fibre sintetiche e può essere usato con delle piccole pezzuole per ripulire al meglio i rebbi del pennino.